Una notte senza stelle

Pubblicato da il 1 ottobre 2020

Non è possibile cercare di introdurre l’opera di Gianni Carino, un fumetto documentato, colto e insieme immediato senza accennare, sia pure molto brevemente e sommessamente, alla personalità a tutto tondo dell’eminente protagonista del racconto.
Alessandro (Sandro) Pertini nato alla fine dell’800 in Liguria, percorre gran parte del ’900, ed è quindi partecipe, com’è noto, di moltissimi degli importanti eventi del cosiddetto secolo breve. Prende parte alla prima guerra mondiale; laureato in legge e in scienze politiche, al termine del conflitto si iscrive al partito socialista. È condannato nel 1925 per antifascismo. Lavora come operaio a Nizza ove si è rifugiato e continua la sua attività antifascista. Rientrato in Italia è condannato dal Tribunale Speciale del regime a 10 anni e 9 mesi di carcere, più tre anni di vigilanza speciale. È trasferito quindi al confino. Liberato entra a far parte nel 1943 dell’esecutivo del ricostituito partito socialista. Arrestato dalle SS subisce ancora pestaggi e torture ed è condannato a morte. Nel gennaio 1944, con uno stratagemma della resistenza romana (una falsa ordinanza di scarcerazione) riesce a fuggire, insieme a Giuseppe Saragat ed altri antifascisti, dal carcere di Regina Coeli. Partecipa, nella Resistenza, a molte battaglie contro i nazifascisti.
La sua odissea, con i vari episodi è raccontata efficacemente nel fumetto. Dopo il 25 aprile 1945 è eletto segretario del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Gli è conferita la Medaglia d’Oro della Resistenza. È direttore dell’Avanti!, Deputato alla Costituente, parlamentare. Scrive, tra gli altri, il volume Sei condanne, due evasioni, pubblicato nel 1970. Presidente della Camera dei Deputati dal 1968 al 1976. A larghissima maggioranza, viene eletto Presidente della Repubblica l’8 luglio 1978, da cui comincia il suo importante settennato.
Gianni Carino fa emergere tanti tratti della sua complessa e completa vicenda umana, politica e istituzionale, cogliendo l’essenza della figura di grande spessore umano, di coraggio estremo per la difesa delle proprie idee, di fierezza, di grande tensione morale, rigoroso, imparziale nell’attività istituzionale ai vertici delle più alte cariche dello Stato.
La sua personalità emerge dal fumetto, pur nella sua intransigenza sottesa a una grande statura morale, dotato di una grande sostanza umana, di carattere “scomodo”, diretto, sanguigno, capace di grandi slanci di generosità e di severissime e trancianti censure: una vita spesa al servizio del suo Paese (avrebbe voluto fin da giovane, da sempre socialista e fiero dell’appartenenza al suo partito, l’unità delle sinistre) con un’idea alta della politica.
Tanto alta ed integra che gli è riconosciuta, anche dagli avversari politici, una scrupolosa imparzialità e nonostante sia uomo con prese di posizioni a volte estremamente dure e nette, quasi sempre gli sono perdonate alcune espressioni a volte eccessivamente polemiche o di impulsivo sdegno, durante il suo lungo percorso istituzionale, proprie del suo carattere.
L’importanza del protagonista, della sua vicenda umana e politica richiede ovviamente una narrazione adeguata, una “pittura” coerente con la figura di Sandro Pertini in quell’epopea di lotta, di tragedia e infine di liberazione, di entusiasmo per la ricostruzione dello Stato, delle sue istituzioni nella nuova Costituzione della Repubblica.
Gianni Carino si rivela all’altezza dell’arduo compito.
Notevoli sono le doti artistiche dell’autore quando, con pochi tratti, dipinge i personaggi come tipiche figure da fumetto, quando talvolta sono più importanti, ai fini dell’opera, le cose che attribuisce loro che non l’espressività dei volti; ancora più riusciti forse, trasfigurati oltre la realtà “fotografica”, i paesaggi, gli interni, le case, gli scorci, le imbarcazioni mirabilmente interpretati e tratteggiati sullo sfondo e nelle atmosfere ricreate, che rivelano la tristezza e l’angoscia dei momenti di imminente pericolo o tragedia di quel particolare periodo storico.
Ancora più commoventi e ispirati i ritratti di Pertini, come lo abbiamo conosciuto quando era Presidente della Repubblica, realizzati con grande adesione emotiva, che l’autore riesce a trasmettere, rivelando doti di ritrattista, talvolta di pittore completo, dal tratto sicuro e insieme suggestivo ed emozionante.
L’opera è piena di illustrazioni, di “tranches de vie” che tuttavia sono filtrate dall’esperienza dell’artista attuale e sono frequenti le immagini decisamente belle (se, come si ritiene, del senso del bello, percepito dai più, si può ancora parlare).
Lo “strumento” del fumetto è un mezzo di espressione, in quanto più conciso, più diretto e suggestivo del libro, più quotidiano e accessibile dei film, non insolito, per la trattazione di argomenti storici e di cronaca.
Lo stesso autore, in questa occasione, come in altre, si è cimentato con successo, lo si ribadisce, con un soggetto “impegnativo”, una figura di primo piano, “unificante” per la stragrande maggioranza degli italiani.
Il mezzo espressivo utilizzato è impiegato con la grande passione professionale, politica e civile di Gianni Carino. Questi piega con la maestria dell’artista finito immagini e parole, spesso trasfigurate da un’autentica vena poetica, nell’ambito della migliore tradizione culturale letteraria e non solo e ciò attraverso la ricerca rigorosa e la trattazione dei dati storici, ricerca “mediata” e “condizionata” dalla cosiddetta “poetica della memoria” che ha caratterizzato notevolmente le espressioni artistiche del ’900. Felicissimo in questo senso l’utilizzo del flashback (fin dall’esordio dell’opera) rubato alla migliore cinematografia mondiale e italiana.

Pubblicato su “Patria Indipendente”, 11 marzo 2003